Visita fiscale Inps: malattia negata. Quando accade?
Non è ancora ben chiaro a molti come si svolge la visita fiscale Inps. Sono tanti i dubbi sulle assenze per malattia: quando possono definirsi “strategiche” e quando sono invece legittime?
Se un lavoratore si assenta per malattia è soggetto, come sappiamo, alla visita fiscale Inps. Questa può non arrivare oppure può arrivare dando esito positivo, certificando, cioè, la malattia e confermando il periodo di prognosi.
Il lavoratore dovrà tornare al lavoro, dunque, quando sarà completamente guarito. Non dovrà mettere in nessun modo a repentaglio il suo processo di guarigione e non deve consentire l’eventuale contagio tra i colleghi.
Ma se al lavoro avessero bisogno di lui ed il datore volesse anticipare il suo rientro in azienda, può farlo? La risposta è no. Né il datore di lavoro né il dipendente stesso hanno potere sulla gestione del periodo di malattia. Il datore di lavoro può certamente controllare il dipendente tramite investigatore privato, come nella maggior parte dei casi, per individuare eventuali condotte scorrette, ma non può ordinargli il rientro anticipato rispetto ai tempi definiti nel permesso, né il lavoratore può rientrare prima se si sente meglio.
Il sistema della visita fiscale Inps è finalizzato a contrastare i furbetti, come coloro che si assentano per malattia proprio a ridosso del fine settimana o dei giorni festivi, prolungando le loro vacanze.
Negli ultimi giorni una sentenza del Tribunale di Roma ha dato una speranza a tutti quei datori di lavoro che fino ad ora erano praticamente costretti ad assecondare questo spiacevole fenomeno.
E’ stato riconosciuto legittimo il licenziamento per quei dipendenti che usano il permesso per malattia a ridosso di weekend e giorni festivi, soprattutto nei casi in cui questa condotta risulti reiterata e recidiva. Una serie di assenze così lunga non può non portare che al calo del rendimento, con conseguente danno per l’azienda. Nel caso specifico, una dipendente si era assentata 120 giorni su 248 giorni di lavoro, praticamente per la metà dei giorni. Il ricorso al giudice effettuato dalla dipendente è stato rigettato dal Tribunale di Roma, che ha fatto riferimento alla sentenza n. 18678/2014 della Corte di Cassazione. In questa si precisava che le assenze strategiche effettuate in grande quantità davano luogo ad una prestazione lavorativa non sufficiente e poco proficua, rivelandosi inadeguata sotto il profilo produttivo e pregiudizievole per l’organizzazione aziendale, così da giustificare il provvedimento risolutorio.
Una novità importante, che se dovesse trovare seguito diverrebbe essenziale per stabilire la legittimità di un licenziamento intimato in casi simili.