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Smart Working

Molte aziende, tra le quali Twitter e Facebook, nel periodo di lockdown a causa della diffusione del Coronavirus, hanno sperimentato l’utilità del lavoro agile, decidendo di mantenerlo anche dopo l’emergenza sanitaria. Non sempre, infatti, è necessaria la presenza fisica sul luogo di lavoro. Si potrebbe parlare di smart working “ritagliato” sulle reali necessità aziendali.
Andrebbero quindi rivisti gli accordi individuali, utilizzando questo periodo come test, elaborando un nuovo metodo, come un’alternanza tra lavoro agile e presenza fisica in azienda lì dove necessario.

Lo smart working non è il vecchio telelavoro, ma è uno strumento manageriale innovativo, che si basa sui risultati e sulla prestazione, sul lavoro per obiettivi, e non sulla mera presenza e sul tempo (che non sempre corrispondono all’impegno).
Oggi le aziende, che vorranno proseguire con lo smart working, dovranno:

  • stabilire delle policy sulle modalità dei controlli a distanza. Infatti, senza le policy non si potranno utilizzare i dati acquisiti tramite gli strumenti utilizzati per lo smart working;
  • determinare un codice disciplinare che individui le condotte sanzionabili collegate all’attività lavorativa svolta fuori dai locali aziendali.

Inevitabilmente nasceranno delle problematiche legate alla nuova modalità di lavoro e qualche dipendente farà il furbetto.
Probabilmente qualcuno utilizzerà l’autonomia dello smart working per compiere atti d’infedeltà aziendale come la concorrenza sleale (magari svolgendo attività in favore di un concorrente), furto dati e falsa malattia.

Per questo continueranno ad essere utili i controlli difensivi per mezzo di un’agenzia investigativa, per individuare le condotte sanzionabili, non solo all’esterno, ma anche all’interno dell’azienda.

Chiamaci per una consulenza gratuita: 0805020101
Numero verde: 800689849



   

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