Legge 104 ed investigatore privato
Chi abusa dei diritti garantiti dalla Legge 104 e approfitta dei permessi retribuiti per farsi una gita, andare al mare o in montagna, può essere perseguito per reato penale.
La sua condotta è scorretta sia nei confronti del datore di lavoro che dello Stato.
Questo perché agisce in maniera truffaldina nei confronti dell’Inps, che corrisponde all’approfittatore una somma che lui non sta utilizzando per ciò a cui è destinata.
Ma di preciso: chi effettua i controlli e come avvengono?
Quando un lavoratore chiede un permesso retribuito perché ha diritto all’agevolazione della Legge 104, può essere controllato.
In particolar modo se si tratta di un soggetto “a rischio”, ossia sul quale si ha il sospetto che possa assumere un comportamento scorretto.
I controlli possono essere fatti dal datore di lavoro o dall’Inps.
Il datore di lavoro può rivolgersi ad un investigatore privato, che può documentare la condotta del lavoratore nel periodo del permesso, pur ricordando che il lavoratore non è costretto a badare 24 ore su 24 al familiare disabile: il reato avviene lì dove questa attività di caregiving non avviene affatto.
Il lavoratore può dedicare parte del suo permesso ad attività personali, dal momento che l’assistenza al familiare disabile porta via gran parte della sua vita privata.
Ma nei giorni di permesso il lavoratore deve dedicarsi principalmente all’assistenza, non può andare in vacanza, trascurando il principio chiave della Legge 104.
L’altro controllo del lavoratore che fa il furbo è l’Inps, che può verificare la sua negligenza e quindi segnalare il fatto alla Procura della Repubblica. Spetterà poi a quest’ultima avviare le indagini del caso e valutare la sussistenza di un illecito penale.
Se sospetti della condotta di un tuo dipendente, contattaci:
Tel.+39 080 5020101
informazioni@aldotarricone.com