Investigatore privato: cosa può fare?
Chi è e cosa fa l’investigatore privato? Quali attività può compiere? Le prove raccolte possono essere utilizzate in tribunale?
Sempre più spesso le investigazioni sono rivolte a scoprire le irregolarità sul posto di lavoro.
Le richieste di indagini private sono in costante aumento: lo dimostra il crescente numero di persone che decidono di svolgere la professione di investigatore privato.
Le indagini possono essere compiute non solo dalla Procura della Repubblica, ma anche tu puoi incaricare qualcuno che le compia per te.
Ma chi è l’investigatore privato?
Può diventare investigatore privato chiunque ottenga un’apposita licenza prefettizia che gli permette di porre in essere determinate attività finalizzate alla raccolta di dati o elementi utili al committente, cioè a chi ha conferito l’incarico.
Egli offre i propri servizi sul mercato come qualunque altro professionista; non ha nulla a che vedere con lo Stato, poiché lavora solamente per soddisfare le richieste dei propri clienti.
Chiunque può diventare investigatore privato, purché rispetti la procedura prevista dalla legge; nello specifico, occorre che il prefetto rilasci apposita licenza che consenta di svolgere attività di vigilanza e di investigazione o ricerca per conto di privati. La licenza non può essere rilasciata a chi sia incapace, a chi non sia cittadino italiano o comunitario, ovvero a chi abbia riportato condanne penali per delitto doloso, né può essere concessa per il compimento di operazioni che comportano un esercizio di pubbliche funzioni o una limitazione della libertà individuale.
In pratica, l’investigatore privato non può, ad esempio, fermare le persone e chiedere di mostrare il documento d’identità, in quanto un’operazione del genere può essere effettuata solamente da un pubblico ufficiale.
Chi si improvvisa investigatore privato senza la licenza prefettizia oppure senza rispettare i limiti in essa contenuti, non soltanto rischia la revoca del titolo ma anche di incorrere in reato: la pena è l’arresto fino a due anni e l’ammenda fino a tremila euro.
Fare l’investigatore privato è una cosa seria.
L’investigatore privato può:
- effettuare pedinamenti;
- scattare foto e girare riprese (filmati), purché ciò avvenga in luogo pubblico o aperto al pubblico;
- registrare conversazioni che avvengano in sua presenza;
- effettuare sopralluoghi, purché vi sia il consenso del titolare del posto;
- avvalersi di strumenti di localizzazione Gps satellitare, al fine di monitorare gli spostamenti di un’autovettura, ad esempio;
- raccogliere informazioni estratte da documenti di libero accesso anche in pubblici registri;
- avvalersi di collaboratori.
L’investigatore privato non è mai legittimato ad infrangere la legge; pertanto, egli non può:
- intercettare telefonate che avvengono tra altre persone oppure conversazioni tra persone non presenti;
- introdursi in luoghi privati senza permesso;
- effettuare riprese audio e/o video all’interno di privata dimora senza consenso;
- accedere a conto corrente personale o ad altri dati coperti dalla privacy.
Le condotte anzidette sono punite severamente dalla legge e costituiscono reato; ad esempio, solo gli organi inquirenti, su autorizzazione del giudice, possono procedere ad intercettazione, e solo con gli strumenti a disposizione della Procura della Repubblica oppure della polizia giudiziaria.
Investigatore privato: i dati raccolti valgono come prove?
Tutti gli elementi raccolti dall’investigatore privato nell’esercizio del proprio mandato possono essere validamente utilizzati come mezzi di prova all’interno di un processo, civile o penale che sia. L’importante, come più volte ricordato, è che l’acquisizione sia avvenuta nel rispetto della legge, cioè osservando le prescrizioni normative e, soprattutto, non violando i divieti che sono stati elencati nel paragrafo precedente. In questa circostanza, tutte le prove raccolte sarebbero inutilizzabili.