Attenzione: niente ferie per 6 italiani su 10. In aumento le false malattie
Il Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020, raccomandava “ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, durante il periodo di efficacia del presente decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie”.
Il congedo ordinario e le ferie, a seguito del decreto, sono stati consigliati soprattutto per quei lavoratori le cui mansioni sono incompatibili con lo Smart Working, come ad esempio operai che lavorano in fabbrica utilizzando determinati macchinari.
Molti dipendenti hanno quindi già usato i giorni di ferie durante il lockdown, come suggerito dalle aziende. In alcuni casi si tratta di quattro settimane di ferie, ossia tutti i giorni concessi in un anno. Altri rinunceranno alle ferie per problemi economici.
Insomma: 6 italiani su 10 non andranno in ferie.
Numerose imprese, tra l’altro, sono convinte che sarebbe un peccato fermarsi ad agosto per le ferie, soprattutto per le aziende che hanno centinaia di ordini inevasi. “È un obbligo morale non fermare la produzione“, sostiene ad esempio Enrico Carraro della Confindustria Veneta.
Si registra, però, un allarmante boom di richieste dei cosiddetti “giorni di malattia” da parte dei dipendenti, che non potendo più usufruire delle ferie cercano di “compensare” in questo modo.
Qualora ciò accadesse, il dipendente che usa la malattia per andare al mare attuerebbe una condotta illecita sanzionabile con il licenziamento per giusta causa.
Le situazioni più diffuse sono:
- simulazione di malattia: il dipendente presenta certificato medico falso sulla propria condizione di salute;
- svolgimento di una seconda attività lavorativa durante il periodo di malattia;
- prolungamento della malattia, anche dopo l’effettiva guarigione.
Cosa può quindi fare il datore di lavoro per tutelarsi contro atti di infedeltà aziendale?
Può incaricare delle agenzie investigative che effettueranno dei controlli difensivi immediati per verificare la veridicità della malattia dichiarata. La visita fiscale da sola non basta. Il lavoratore potrebbe risultare ripetutamente assente ed in ogni caso non sarebbe pienamente rappresentativa del reale comportamento adottato dal dipendente in malattia.
In sintesi: secondo le ultime sentenze, le indagini sui dipendenti sono ammesse quando è messo in dubbio l’obbligo di fedeltà con il datore di lavoro – come ad esempio nei casi di falsa malattia, infortuni e legge 104 – e per verificare che il dipendente nei giorni di assenza non sia invece in “vacanza” o impegnato in un altro lavoro concorrente o incompatibile con quello principale.
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